Offro trattamenti personalizzati per tutte le patologie e disfunzioni dello sportivo:
Le lesioni muscolari (comunemente chiamate stiramenti o strappi) rappresentano uno degli infortuni più frequenti nel soggetto sportivo. I gruppi muscolari maggiormente coinvolti sono i muscoli flessori della coscia (detti Hamstring), il muscolo retto femorale, i muscoli adduttori e i muscoli del tricipite surale (polpaccio). Possono essere di vario grado e avere diversa localizzazione (muscolo, tendine, giunzione mio-tedinea) secondo la British Classification of Muscle Injuries. Per un recupero corretto, rapido e per evitare recidive è fondamentale iniziare la fisioterapia tempestivamente rispettando il concetto di Optimal Loading. Un riposo eccessivo e prolungato (purtroppo ancora perpetuato da terapie passive strumentali inefficaci) può essere dannoso per il processo di guarigione ed espone il muscolo ad un maggior rischio di ri-lesione. Seguendo le indicazioni del fisioterapista dalla fase acuta al rientro in campo potrai tornare all’attività sportiva in modo rapido, performante e sicuro.
Tendinite e tendinopatia sono due termini che si riferiscono alla presenza di dolore in sede di un qualsiasi tendine del nostro corpo, ma hanno connotazioni ben diverse. Mentre con il primo termine ci si riferisce ad una condizione di dolore nocicettivo del tendine derivante da un processo infiammatorio acuto, nel secondo caso abbiamo sempre la presenza di dolore in sede tendinea, ma i meccanismi che lo generano sono diversi, più complessi e spesso NON c’è segno di infiammazione. Inoltre, la tendinopatia ha una durata dei sintomi più lunga (parliamo spesso di mesi) rispetto alla tendinite (di giorni o qualche settimana). Saper distinguere l’una dall’altra è fondamentale in quanto le modalità di trattamento sono differenti. Le sedi dell’arto inferiore più colpite sono il tendine di Achille, il tendine rotuleo, il tendine dei muscoli flessori, il tendine del tibiale posteriore e anteriore, il tendine medio gluteo e il tendine dell’ileo-psoas. Parlando dell’arto superiore sentiamo spesso parlare di epicondilite, tendinite del capo lungo del bicipite e del muscolo sovraspinoso. Il disturbo può svilupparsi come conseguenza di un trauma diretto o circostante al tendine, ma la maggior parte delle volte è dovuto a dei sovraccarichi (lavorativi, sportivi etc) della struttura. Il trattamento è differente a seconda che si parli di tendinite o tendinopatia e varia in base alle caratteristiche personali e alla storia clinica di ogni paziente. Il riposo può essere utile nei primi giorni, ma se prolungato eccessivamente (e trattato solamente con terapie passive) può portare il tendine a non adattarsi in modo adeguato, esponendolo al rischio di recidiva. Tuttavia, possiamo affermare con certezza che la chiave per una guarigione completa è, soprattutto per le tendinopatie, un approccio attivo basato su esercizi graduali, personalizzati, nelle modalità e tempistiche concordati con il fisioterapista.
È un disturbo conosciuto anche come sindrome femoro-patellare, condromalacia patellare, condromalacia rotulea o conflitto femoro-rotuleo. Questa condizione clinica è caratterizzata da dolore retro-patellare o in prossimità della rotula nella quale il dolore è spesso aggravato da alcune attività quali accovacciarsi, salire e scendere le scale, correre, saltare e stare seduti per molto tempo. Le cause che generano i sintomi possono essere varie (cinematica rotulea, deficit di forza del quadricipite e muscoli dell’anca, scarso controllo dinamico, piede pronato etc) e differiscono da persona a persona, per questo è importante effettuare un’attenta valutazione clinica per individuare gli impairment responsabili. A differenza di quanto siamo abituati sentire il dolore NON è legato alla cartilagine rotulea (in quanto essa non presenta fibre nervose) ma alle strutture circostanti quali capsula, retinacoli, tessuto connettivo e osso sub-condrale. Il trattamento è multimodale a seconda delle cause che hanno portato a sviluppare i sintomi.
Il meccanismo distorsivo più comune è in inversione o supinazione del piede, che porta ad uno stiramento o rottura di uno o più legamenti del comparto laterale della caviglia. Una volta esclusa la presenza di fratture, la distorsione viene classificata di grado 1, 2 o 3 a seconda della gravità. I segni clinici più comuni sono la presenza di dolore, edema (gonfiore), ecchimosi, perdita di forza, riduzione del range di movimento e instabilità. In fase acuta è importante effettuare un bendaggio compressivo per limitare lo stravaso ematico e tenere la gamba in scarico. Dopo un periodo di riposo che varia a seconda della gravità della lesione, si interviene con la fisioterapia diretta alla diminuzione del gonfiore e del dolore, al recupero del range di movimento (anche grazie a specifiche tecniche di Terapia Manuale), della forza muscolare e del controllo motorio statico e dinamico per garantire un performante e sicuro ritorno all’attività sportiva.
È una condizione dolorosa del piede causata da infiammazione (in fase acuta, parliamo di fascite) o degenerazione (in fase cronica, parliamo di fasciopatia) della fascia plantare, tessuto connettivo denso che si estende dal calcagno alle teste metatarsali. Le cause di insorgenza possono essere differenti, dal trauma al sovraccarico, dalle calzature alla tipologia di allenamento etc. Clinicamente si avrà un maggior dolore ai primi passi al mattino o alla ripresa del cammino dopo essere stati seduti per un certo tempo, osservando un miglioramento se continuiamo a camminare, ma con un aumento se esageriamo con la distanza percorsa. È importante differenziarla da altri disturbi quali la metatarsalgia, artrosi, frattura da stress ed entrampment nervoso. In fase acuta a volte è possibile osservare un gonfiore a livello della pianta del piede vicino al calcagno. La terapia avrà come obiettivi la riduzione del dolore e il ricondizionamento della fascia plantare per assicurarsi un completo recupero pain-free della propria attività (corsa, camminata etc).
Per Pubalgia o Groin Pain intendiamo tutte quelle problematiche che sviluppano sintomi nell’area compresa tra sinfisi pubica, basso addome, SIAS e parte antero-mediale della coscia, che interferiscono con l’attività sportiva o le attività quotidiane. Quindi occorre, escluse patologie gravi di competenza medica, effettuare una dettagliata raccolta anamnestica e un attento esame fisico per individuare le strutture responsabili del dolore (muscoli adduttori, anca, sinfisi pubica, muscoli addominali, muscolo ileo-psoas etc). Nella maggior parte dei casi dove non vi è un’apparente causa specifica di dolore, la causa è data da uno squilibrio fra i vari gruppi muscolari coinvolti nell’attività sportiva e da ridotta mobilità articolare o accorciamenti muscolari. La scelta terapeutica dipenderà ovviamente dalle cause sottostanti al dolore, dando enfasi al riequilibrio e a ripristinare la sinergia fra i gruppi muscolari e articolazioni coinvolte.
È una patologia da sovraccarico ampiamente riconosciuta come comune causa di dolore laterale al ginocchio che spesso viene percepito come una coltellata (talvolta il dolore può essere anche interno e di non facile definizione) nei primi gradi di flessione di ginocchio, nella corsa lenta o in discesa. Molto comune in ciclisti e corridori, ma anche sollevatori di pesi, sciatori e calciatori. La precedente teoria secondo cui la bendelletta vada a frizionare contro l’epicondilo laterale del femore producendo dolore è sbagliata ed è stata sfatata da tempo. È, di fatto, una sofferenza dell’inserzione della bendelletta sul ginocchio e dei tessuti molli adiacenti causata da un sovraccarico o da un’eccessiva tensione sulla struttura. È stato dimostrato da studi scientifici che chi soffre di questo disturbo presenta una debolezza della muscolatura abduttoria dell’anca e delle alterazioni cinematiche durante il gesto sportivo. Pertanto, la fisioterapia sarà rivolta principalmente al ripristino della forza muscolare e della corretta cinemantica del gesto atletico, accompagnato da tecniche di Terapia Manuale per ridurre il dolore.
Le lesioni del menisco possono essere traumatiche, dovute a un movimento rotatorio distorsivo del ginocchio, oppure degenerative, che sono più tipiche delle persone anziane. Si differenziano per la zona del menisco interessata e per tipologia (lesioni a manico di secchio, verticali, orizzontali, oblique). Spesso si verificano in seguito ad atterraggi da un salto e nei cambi di direzione, ma occorrono frequentemente anche durante gesti della vita quotidiana fra cui alzarsi dalla posizione accovacciata, scivolare o inciampare. Per le lesioni acute il dolore è improvviso, intenso e si accompagna a gonfiore, calore, limitazione del movimento del ginocchio (talvolta un vero e proprio blocco) e sensazione di “click” nei movimenti. Certe lesioni meniscali possono essere totalmente asintomatiche (soprattutto quelle degenerative) ed è quindi importante valutare l’origine dei sintomi, mentre altre necessitano di chirurgia (ad es. lesioni a manico di secchio). In certi si può valutare insieme all’ortopedico un trattamento conservativo fisioterapico (per circa 2mesi) del menisco incentrato sulla riduzione del dolore, recupero della mobilità e ripristino della forza muscolare che può essere risolutivo.